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Parma Cotta

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Dalla Gazzetta di oggi, con qualche particolare in più. 

Trent’anni fa esatti, nel 1985, in questi giorni il Parma calcio aveva Oscar Damiani e Giovanni Bia, Nicola Berti e Roberto Mussi, eppure stava retrocedendo dalla serie B alla C. Però la città era allegra lo stesso, perché era campione d’Europa di due sport. L’anno prima aveva vinto le Coppe dei Campioni di pallavolo e di baseball.

Due titoli continentali maschili nella stessa stagione, prima di allora, li avevano messi insieme solo Madrid, Mosca, Bucarest, Brno e Milano (nel 1969 calcio col Milan e baseball). Dopo il 1984 ci sono riuscite anche Barcellona e Kazan. A parte Brno (che comunque è il doppio di Parma), tutte metropoli. Per dire che Parma, coi suoi 190mila abitanti, per un bel po’ di anni è stata una capitale dello sport anche senza il calcio. E’ stata, e non lo è più.

Il buco in cui la città sembra precipitare ha quasi completamente inghiottito anche lo sport che non è calcio: comprese le tre discipline che sono la tradizione stessa di Parma, ovvero baseball, pallavolo e rugby, in stretto ordine alfabetico. Discipline che negli anni 70 e 80 andavano fortissimo (il rugby un po’ meno) proprio perché il calcio non era granché.

Difficile dire se siano stati i successi del pallone ad affossarle piano piano, quel che è sicuro è che anche mazze, guantoni, schiacciate e palle ovali si sono adeguate al mesto andazzo cittadino. Alla triste situazione del comune che sta cercando di ripianare un mostruoso debito contratto negli anni della gestione del sindaco Vignali. All’aeroporto che è a rischio chiusura. Alla stagione lirica del teatro Regio, contestata perché non è all’altezza della tradizione, come lamentano gli appassionati. Ma non ci sono fondi per far di meglio.

Solo fino al 2010 nel rugby Parma aveva il derby. Il campionato italiano si chiamava Super 10, dal numero dei club che vi partecipavano, e di quei dieci due erano di Parma. Uno era quello storico, la Rugby Parma che vinceva gli scudetti e forniva mezza nazionale negli anni 50. L’altra era il Gran, fusione tra Amatori Parma e Noceto. Solo che poi di ritiri e ridimensionamenti, fusioni e ripensamenti ce ne sono stati parecchi altri.

Il Noceto, per esempio, è fuoriuscito dal Gran per mettersi col Parma e dar vita ai Crociati. Che però due anni fa, pur dopo essersi salvati, non sono più riusciti ad iscriversi all’Eccellenza.

Così che ad oggi Parma, Amatori e Noceto sono tutte in serie B, in quarta serie. La gente non ci fa caso più di tanto (gli appassionati a dir la verità sì, e anche molto), perché in città son rimaste le Zebre, ovvero la squadra di proprietà della federazione che è ultima in Celtic League con club di Irlanda, Scozia e Galles. Ma è di due giorni fa la notizia che la Fir intende cederla, e se qualche privato si farà avanti potrà portarsela via. Il tutto a quasi 60 anni dall’ultimo scudetto parmigiano, che è del 1957.

Allora in campo c’era Umberto Belledi. Oggi suo nipote Luca Vettori, azzurro della pallavolo, schiaccia per Modena. Difficile immaginare una nemesi peggiore, per un tifoso di Parma. O magari no, perché chissà se ne esistono ancora di tifosi della pallavolo a Parma, visto che la squadra è sparita. Nel 2002 , dopo diverse crisi, un’autoretrocessione in A-2 (nel 1996) e un paio di ritorni, la società che è stata Santàl e Maxicono , quella che ha vinto 8 scudetti e 2 Coppe Campioni, che ha avuto Lanfranco e Kim Ho Chul; Giani, Bracci e Carlao, è defunta.

E anche il femminile, che vinse uno scudetto nel lontanissimo 1971 e in qualche modo era tornato in A-1 nel 2011, l’ha dovuta abbandonare subito, cedendo i diritti a Conegliano. Così il vecchio PalaRaschi oggi è vuoto. Un paio di settimane fa il Casalmaggiore femminile, che ha perso il suo impianto per la neve, avrebbe voluto andarci a giocare. Ma non è più nemmeno del tutto agibile. Triste simbolo di un passato che non ritorna.E di un presente senza concerti.

 

Resta il baseball, ovvero il club sportivo italiano più titolato in Europa, con le sue 13 Champions. Per dar l’idea: sono solo 5 le società maschili che potrebbero appuntarsi sulla divisa una ipotetica stella d’Europa, oltre al Parma baseball: i Cska Mosca di hockey ghiaccio e pallavolo, il Barcellona hockey pista e da quest’anno il Real Madrid che – curioso – è arrivato a 10 Champions guidato da un simbolo dello sport parmigiano: Carlo Ancelotti.

Il Parma dei diamanti resta, ma soffre, è in crisi. L’ultimo scudetto, quello della stella, lo ha vinto nel 2010. Nel 2013 ha ceduto l’allora capitano Leo Zileri al Rimini, una cosa mai vista. Eppure ripetuta: quest’inverno il parmigiano Stefano Desimoni è anche lui passato a Rimini, l’altro azzurro Sambucci al Bologna. Nel 2015 si gioca con una squadra di ragazzini.

Non c’è nemmeno più l’Europeo, lo stadio delle finali Mondiali del 1978 e 1988, quello dove hanno giocato Terry Francona (l’allenatore dei Boston Red Sox che vinsero le World Series del 2004) e Jim Abbott, oltre a miti cubani come Munoz, Kindelan e Gourriel padre. L’hanno abbattuto per far spazio agli uffici dell’Efsa, l’authority dell’Unione Europea per la sicurezza alimentare. Forse ricorderete di quando Berlusconi si bullava di aver convinto la allora presidentessa della Finlandia Taja Halonen a lasciare all’Italia quell’organismo della UE preposto ai controlli alimentari. Bene, per costruirlo han dovuto abbattere le case delle squadre di rugby e di baseball.

Il nuovo diamante, realizzato grazie alla Federazione, è un gioiellino, va detto, anche perché nell’intero complesso di diamanti ce ne sono quattro. Ma il principale, quello dove gioca il Parma, ha meno di 3000 posti, contro i quasi 6000 del vecchio Europeo.

Resta anche basket femminile, quart’ultimo in A-1, con Gianni Bertolazzi e Romana Tarroni che fanno i salti mortali. E restano i Panthers del football, la realtà migliore, a oggi, con suoi 4 scudetti tra 2010 e 1013, e col Super Bowl giocato e perso (contro i Seamen Milano) lo scorso luglio. Anche loro nei guai, però,  tanto che il 2015 lo giocheranno senza stranieri.
Il 1984 è lontano. Lontanissimo.

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